Oltre gli strumenti: la centralità della relazione nel Project Management

Quando si parla di Project Management, l’immaginario comune richiama strumenti digitali, tecniche di pianificazione, grafici, e sistemi per monitorare tempi e obiettivi. Certamente tutto questo è utile, anzi, indispensabile. Tuttavia, è limitante pensare che il successo di un progetto dipenda esclusivamente da grafici ben fatti o pianificazioni accurate. Alla base di ogni progetto di successo ci sono sempre persone che comunicano, collaborano e co-creano valore.

Il filosofo Maurice Merleau-Ponty ci insegna che non siamo esseri astratti che interagiscono con strumenti astratti, ma corpi che percepiscono, comunicano e agiscono in un mondo fatto di relazioni. Trasportando questa riflessione nella pratica quotidiana del Project Management, emerge un principio chiaro: il vero motore di ogni progetto sono le relazioni autentiche tra le persone, capaci di generare dialogo, comprensione reciproca e senso di appartenenza.

L’importanza della relazione nel Project Management

Ogni progetto, grande o piccolo che sia, è prima di tutto una realtà fatta di persone. Le persone, però, non sono risorse intercambiabili, non sono strumenti da inserire in un foglio Excel. Sono esseri umani con talenti, sensibilità, aspettative e modi diversi di comunicare e percepire. Per questo, il ruolo di chi coordina il progetto non è tanto quello di assegnare compiti o controllare scadenze, quanto piuttosto quello di favorire un dialogo aperto e autentico, valorizzare il confronto costruttivo e accompagnare il team nel trovare insieme la strada migliore per raggiungere l’obiettivo comune.

Troppo spesso, nel Project Management tradizionale, la priorità è stata data agli strumenti tecnici e alle metodologie formali. Grafici, tabelle, sistemi di gestione delle attività hanno preso il sopravvento. Certamente, tutto ciò è utile, persino indispensabile, ma non sufficiente. Il filosofo Maurice Merleau-Ponty ci insegna che non viviamo e lavoriamo in un mondo astratto, bensì in una realtà incarnata, dove ogni esperienza è vissuta attraverso il corpo e le relazioni con gli altri. Portando questo concetto nel nostro contesto, significa che il vero “strumento” che fa funzionare un progetto non è il software gestionale più avanzato, ma è il rapporto che si instaura tra le persone, il modo in cui si crea fiducia, collaborazione, apertura.

Chi coordina un progetto è chiamato quindi ad andare oltre il controllo, sviluppando competenze profonde che riguardano la capacità di ascoltare, di comprendere ciò che non viene detto, di anticipare possibili conflitti e di valorizzare le diversità come ricchezza. Quando si favorisce una comunicazione aperta, quando le persone si sentono libere di esprimersi e quando ogni punto di vista viene considerato con rispetto, i progetti assumono una qualità completamente diversa. Non si tratta più semplicemente di raggiungere obiettivi entro una certa data, ma di generare insieme valore, co-creando qualcosa che va ben oltre i risultati inizialmente previsti.

Così, un progetto diventa un percorso comune dove ogni membro è coinvolto non solo come “parte” di qualcosa, ma come co-creatore del senso stesso del lavoro che si sta svolgendo. Ecco perché un Project Manager che sa facilitare e valorizzare queste relazioni è una figura centrale e indispensabile: perché comprende che l’efficienza passa dalla qualità umana, e che i risultati concreti nascono proprio dalle relazioni autentiche costruite lungo la strada.

Gli errori comuni nella comunicazione nei progetti

Parlare di comunicazione efficace è apparentemente semplice, ma metterla realmente in pratica è spesso un’impresa ardua. Nei progetti capita frequentemente che la comunicazione tra le persone si riveli inefficace, superficiale o addirittura fuorviante. Una delle ragioni più frequenti è l’abitudine diffusa a considerare gli altri membri del team come ruoli, funzioni o compiti piuttosto che come persone con bisogni comunicativi specifici e unici.

Un errore comune è quello di dare per scontato che le informazioni circolino spontaneamente e che, se qualcosa fosse importante, verrebbe comunicata chiaramente da chi ne è responsabile. Spesso, invece, ciò che non viene esplicitato chiaramente diventa una zona grigia, un vuoto di senso e di comprensione che genera ambiguità, frustrazione e, nei casi peggiori, veri e propri conflitti interpersonali.

Altro errore diffuso è l’incapacità o la mancanza di volontà di dare feedback chiari e costruttivi. Quante volte nei progetti abbiamo visto comunicazioni ambigue, feedback impliciti o poco trasparenti, che lasciano l’altra persona incerta su cosa fare o, ancora peggio, su cosa sia stato fatto bene o male? La comunicazione inefficace crea così una spirale negativa: chi riceve il feedback si sente insicuro o demotivato, e chi dovrebbe darlo percepisce sempre maggiore distanza e difficoltà nel relazionarsi apertamente.

Infine, c’è la questione della mancata valorizzazione del confronto costruttivo. Talvolta il dibattito o le domande vengono percepite erroneamente come perdita di tempo o peggio, come critiche personali. In realtà, il confronto sincero, ben guidato e rispettoso, è una delle leve più potenti per migliorare la qualità dei risultati e costruire un ambiente di lavoro che sia fertile e stimolante.

In sintesi, i problemi di comunicazione non sono soltanto ostacoli momentanei da superare, ma veri e propri punti critici che rischiano di minare profondamente non solo i risultati, ma anche il senso stesso del lavorare insieme.

Strumenti e strategie per migliorare il dialogo nei progetti

Migliorare la comunicazione all’interno dei progetti è possibile, ma richiede un approccio consapevole e costante. Non si tratta solo di tecniche da applicare, bensì di un vero e proprio cambiamento culturale. Vediamo alcune strategie pratiche, che possono essere messe in atto immediatamente e con grandi benefici.

Prima di tutto, è fondamentale adottare l’ascolto attivo. Saper ascoltare davvero significa prestare attenzione senza giudizio, mostrare interesse genuino e stimolare l’altro a esprimersi pienamente. Quando qualcuno si sente veramente ascoltato, è più propenso a condividere idee, dubbi e soluzioni. L’ascolto attivo apre le porte alla comprensione reciproca e diventa uno straordinario acceleratore del successo del progetto.

Un secondo strumento chiave è la pratica del feedback costruttivo. Dare feedback non vuol dire giudicare o criticare, bensì accompagnare la persona in un percorso di consapevolezza e crescita. Il feedback deve essere specifico, tempestivo, orientato ai comportamenti e mai alla persona. È un momento prezioso, che richiede attenzione e sensibilità, e che va coltivato con cura. Un Project Manager efficace aiuta ciascun membro del team a sviluppare la capacità di dare e ricevere feedback, creando così un clima di fiducia e crescita collettiva.

Occorre valorizzare il confronto costruttivo come momento di crescita comune. Promuovere incontri regolari, dedicati non solo all’analisi dello stato dei lavori ma soprattutto al confronto aperto, è un’ottima strategia. Questi momenti dovrebbero essere caratterizzati da una grande apertura verso le idee di tutti, dove ciascuno si senta libero di condividere il proprio punto di vista. Per renderli efficaci, il Project Manager deve saper mediare tra le diverse posizioni, identificare punti in comune e guidare il gruppo verso decisioni condivise.

Non è la tecnologia, ma l’autenticità della comunicazione a trasformare davvero la qualità dei progetti. Quando si lavora consapevolmente su questi aspetti relazionali, si crea un ambiente in cui le persone danno il meglio di sé, trovano significato in ciò che fanno, e raggiungono risultati straordinari.

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