Essere o possedere? Come la pratica del distacco ci libera

Essere o possedere

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Viviamo in un mondo che sembra spingerci costantemente verso il possesso: possedere oggetti, status, persino relazioni. È facile confondere ciò che abbiamo con ciò che siamo, fino a costruire una parte importante della nostra identità attorno al concetto di proprietà. Ma cosa succede se iniziamo a praticare il distacco, a ridurre l’importanza di ciò che possediamo, per concentrarci su ciò che siamo?

Distaccarsi non significa rifiutare tutto o vivere in povertà. È piuttosto un cammino verso una libertà interiore che ci permette di vivere con autenticità, scoprendo il valore di essere noi stessi senza doverci definire attraverso ciò che abbiamo.

Possedere o essere: una scelta profonda

Alla base di questo percorso si trova una scelta importante: possiamo decidere se misurare il nostro valore tramite gli oggetti e le esperienze che accumuliamo, oppure lasciarci guidare da quello che siamo, in modo genuino e libero dalle aspettative esterne. Il filosofo Erich Fromm, nel suo libro Avere o essere? (Mondadori, ed. italiana), definisce l’atteggiamento dell’“avere” come una modalità di vita in cui l’individuo si sente sicuro solo attraverso la proprietà e il controllo. L’“essere”, invece, rappresenta un modo di vivere più libero, creativo, orientato alla crescita interiore.

Il possesso ci limita. Avere qualcosa significa cercare di tenerlo, proteggerlo e, spesso, temere di perderlo. Quando riusciamo invece a separarci da questo desiderio di possesso, scopriamo una forma di esistenza più fluida e naturale, in cui non siamo definiti da ciò che possediamo.

Il potere liberatorio del distacco

Distaccarsi dai beni materiali significa non lasciare che siano questi a definire la nostra identità o a influenzare il nostro stato emotivo. La pratica del distacco si ispira a tradizioni spirituali come il buddhismo zen, che considera il desiderio di possedere come una fonte di sofferenza. Anche Seneca, nelle sue lettere morali, sottolineava l’importanza di possedere con moderazione, di non essere mai posseduti dai beni.

“[…]gli altri beni sono futili e instabili. Perciò il loro possesso non dà serenità[…]”
Seneca, Lettere a Lucilio

Il distacco non implica rifiuto, ma riconoscimento. Possiamo apprezzare ciò che abbiamo senza che diventi indispensabile alla nostra felicità, ricordando che nulla di esterno è permanente o in nostro completo controllo.

Un esercizio quotidiano: come coltivare il distacco

Praticare il distacco richiede di allenarsi a lasciare andare, e può essere un cammino sorprendentemente dolce e graduale. Ecco alcuni passi pratici per iniziare:

  • Riconosci ciò che conta davvero: Annota ciò che per te ha un valore intrinseco, che sia un ricordo, una relazione o un’attività significativa. Scoprirai che le cose più importanti non sono quasi mai oggetti materiali.
  • Riduci l’attenzione al “superfluo”: Esplora ciò che possiedi e chiediti quanto di esso è effettivamente utile o appagante. Questo esercizio non solo alleggerisce lo spazio fisico, ma allenta anche la dipendenza psicologica dagli oggetti.
  • Pratica la gratitudine per il presente: Anziché pensare a ciò che manca o che vorresti possedere, soffermati su ciò che già c’è nella tua vita. La gratitudine è uno dei modi più semplici per ridurre il desiderio di accumulare.
  • Lascia andare con piccoli gesti: Prova a donare qualcosa che non usi più a qualcuno che potrebbe averne bisogno. Il gesto di dare e liberarsi di ciò che non serve rappresenta una metafora concreta del distacco.

Queste piccole pratiche ci permettono di osservare le nostre abitudini e di scegliere consapevolmente di lasciare spazio a ciò che veramente conta.

Essere, qui e ora

Una volta intrapresa la pratica del distacco, ci si accorge di come cambia la percezione di sé. Diventiamo più presenti, più radicati nel nostro “essere” e meno preoccupati dal “possedere”.

Quando riusciamo a non farci definire da ciò che abbiamo, ci apriamo a un’esperienza di autenticità. La nostra essenza non è più nascosta o appesantita dagli strati di beni materiali che ci circondano. Viviamo con maggior leggerezza e accogliamo ogni esperienza con più apertura e spontaneità.

In fondo, ciò che possediamo è destinato a svanire o cambiare. Ciò che invece siamo, nella nostra essenza più profonda, resta. La libertà interiore che deriva dal distacco è un dono che possiamo farci ogni giorno, scegliendo di vivere in modo pieno, qui e ora.

Suggerimento musicale

Per accompagnare questa riflessione, ti consiglio di ascoltare Weightless di Marconi Union, un brano che induce uno stato di calma e introspezione, perfetto per esplorare il tema del distacco.

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