Il caffè è come il calumet della pace

by | Apr 10, 2015 | Cultura e società | 0 comments

 

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L’altro giorno abbiamo avuto un incontro con un “ospite importante” (non napoletano). L’appuntamento era stabilito per le tre del pomeriggio.

Primo passaggio organizzativo: “Mangiamo poco a pranzo ed evitiamo l’abbiocco”.

Secondo passaggio organizzativo: “Avviamoci un’ora prima, non sia mai il traffico o il parcheggio…al massimo ci prendiamo un caffè nell’attesa”.

Arriviamo all’incontro, come è nostro solito, con eccessivo anticipo. Il caffè era d’obbligo.

Dopo una mezz’oretta arriva il nostro ospite. Dopo le prime, doverose, chiacchiere, arriva la proposta: “Essù, siamo a Napoli, prendiamo un caffè?”

Si ritorna al bar, il cassiere ci guarda, pensando “io questi già li ho visti”, il nostro amico tenta di pagare (ma come osa, dico io!) ma viene prontamaente cassato ogni suo tentativo. Noi ci guardiamo. Il caffè l’avevamo preso esattamente 55 minuti prima, ma non si può lasciare solo il nostro ospite a prendere il caffè. Sarebbe davvero un gesto da screanzati.

Allora, in quel secondo e mezzo in cui i nostri sguardi si incrociano, emerge la soluzione: “Guarda, io solo un goccio. Facciamo che prendo un sorso da te” dico io. Il cassiere ci guarda e aspetta: alla fine, tre persone davanti la cassa pagano per due caffè (uno intero e l’altro smerzato in due).

Qualcuno, di certo non napoletano, potrebbe ora chiedermi: “Ma che motivo c’era di prendere un altro caffè? Non potevate semplicemente dire di averlo preso da poco?”.

La risposta è secca: No. A Napoli non si lascia un ospite da solo a prendere il caffè. Lo so che può sembrare un luogo comune, ma prendere il caffè insieme a qualcuno è come per gli indiani fumare il calumet della pace. Insomma un rito di parificazione sociale. Sottrarsene, fosse anche per un’atroce gastrite in atto, non è visto proprio di buon occhio.

Alla fine il nostro amico non se n’è nemmeno accorto di questa nostra tarantella. Lui ha preso il suo caffè, s’è preso il tempo per far raffreddare la tazza (che a Napoli dev’essere doverosamente bollente) e l’ha sorbito leeeeentamente. La riunione poteva cominciare.

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