Cumana: mi è andata bene

by | Dic 12, 2013 | Cultura e società | 0 comments

Devo ammettere che ieri mi è andata bene! 

Sono uscita come al solito dall’ufficio alle 17 e me ne sono andata veloce veloce a prendere la metro a Garibaldi e poi di corsa alla stazione di Montesanto per salire al volo sulla Circumflegrea (anche se la chiamiamo tutti genericamente “Cumana”). La mia fretta di tornare a casa era motivata dal fatto che dovevo raccontare delle buone nuove, prendendomi un caffè, a mia madre.

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Tutto esattamente sincronizzato e alle 17:50 ero già (?) a casa!

E devo ammettere che mi è andata bene!

Leggo su Il Mattino di oggi che esattamente dopo un’ora il treno è stato preso d’assalto dopo 60 minuti di ritardo (capite perché dico che mi è andata bene?) e che per evitare che la situazione degenerasse è dovuta intervenire la polizia.

In genere non rido per le battute che si fanno sul modo di viaggiare a Napoli, non mi fanno ridere video come questo, né faccio la pazza con i controllori o i ferrovieri giusto per dare  sfogo alla frustrazione di dover fare un’avventura ogni giorno per andare e per tornare da lavoro.

Per il semplice motivo che non serve assolutamente a nulla, non serve continuare a ballare il “Ballo dei Pezzenti” e poi, quando parte il treno, lasciare che tutto finisca, arrivederci all’indomani e pure ‘sta rivoluzione è rimandata

Non c’è la cultura della protesta strutturata, non c’è l’abitudine di segnalare i disservizi, non esiste la benché minima volontà di cambiare le cose. 

Una volta, dopo aver atteso un autobus per oltre 30 minuti, cominciai a dire alle persone che si agitavano sotto la pensilina che se ognuno di noi avesse fatto una telefonata al numero verde per segnalare l’accaduto forse avremmo, se non ottenuto tutto e subito, almeno smosso un po’ le acque. 

Come parla bene a’ signurina! E pur lei ten’ ragion!” sentivo commentare con l’orecchio libero, mentre con l’altro aspettavo la voce dell’addetto al numero verde.

Segnalai il disagio e sapete che mi rispose il centralinista? 

Lei ha perfettamente ragione. Facciamo così, mi faccia arrivare un altro paio di telefonate che denunciano lo stesso disservizio sulla linea e vede che, di prassi, subito scatta il controllo degli ispettori.” 

Un barlume di speranza e di civiltà dall’altro lato della cornetta.

Riportai il messaggio ai presenti. E sapete che mi risposero? 

E già, e io poi devo far sapere il numero mio a chissà chi!” oppure “Ma non gli credete! Ve l’hanno detto per farvi stare quieta” oppure “Non c’ho soldi sul telefonino” (non valse a nulla dire che quello è un numero verde!).

Insomma non ottenemmo assolutamente niente, a parte il fatto che alla fine di quell’anno ero diventata amica del centralinista per le tante telefonate che gli feci e pure che una volta inviarono una lettera di scuse a casa dopo aver segnalato un atteggiamento poco garbato che un autista aveva avuto durante il viaggio. 

Insomma io non dico che sia tutto facile o raggiungibile nei modi che si usano nei paesi civilizzati, ma mi domando a che diamine serve sprecare tante energie per poi non ottenere mai nulla. 

Ma un motivo ci sarà, sono io che forse ancora non lo capisco.

 

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